Niente paura, raccontava la voce di Ligabue.“Tanto la luna si vede persino da qui”. Nell'immaginario collettivo, quella luna è lo scudetto, il traguardo più ambito. Da raggiungere ad ogni costo e, possibilmente, in scioltezza. Il capitale di undici punti lordi dalla Roma non può e non deve spaventare. Il numero superiore di partite da disputare in casa, fra le mura amiche dello Juventus Stadium, costituisce già un soffice cuscinetto sul quale far scivolare le paure di una “remuntada” a oggi non solo impossibile ma, per certi versi, persino grottesca. Una sconfitta, meritata, persino fisiologica al netto di un turnover assai blando e di una marcia da invidie europee, può starci.
A Napoli, per lo più, con i partenopei reduci da una stagione piena zeppa di alti e bassi, rallentare il proprio cammino non può e non deve alimentare paura fuori luogo. La squadra è in affanno, l'assenza di Carlos Tevez si è materializzata nel momento meno opportuno dell'intera annata e le zoppie difensive, in un contesto di circa cinquanta partite l'anno, non possono che materializzarsi in una fase della stagione storicamente incline ai cali fisici. Il margine di vantaggio sulle inseguitrici è immenso, una prateria fra il generale Caster e gli incursori selvaggi.
Il pieno recupero di Marchisio, il rientro di Tevez e la ritrovata verve di Isla, per lo più finalmente impiegato con sostenibile regolarità, potrebbero bastare per migliorare l'umore, non propriamente felice, dopo la disfatta campana. La speranza di Antonio Conte, semmai, è quella di mantenere ai massimi livelli la concentrazione della truppa, provata dalle mille voci di mercato oltre che dalla stanchezza primaverile...